venerdì 30 ottobre 2009

Che giorno è, che anno è

Escono cd di Mina, Michael Jackson, Kraftwerk e Rod Stewart.

giovedì 29 ottobre 2009

Battiato, inneres auge

Davide Riondino, che da un bel po' non si fa vedere, un tempo aveva un numero straordinario tra i suoi monologhi. Con delle forbici ritagliava a striscioline decine e decine di frasi tratte dalle pagine di un libro di terza elementare, quello che un tempo si chiamava sussidiario, le chiudeva in un sacchetto, le frullava, ne tirava fuori quattro o cinque, le metteva in fila e sul testo così uscito inventava una canzone in stile simil Battiato. Credibile. Prima ancora di Bollani.

And he really did it


Michael Beasley è un ragazzone di vent'anni che l'anno scorso fu chiamato a giocare tra i professionisti del basket americano dalla squadra di Miami, gli Heat. Non uno fra i tanti, ma il secondo - il secondo - tra i migliori universitari. Poi Michael s'è infilato in un tunnel. L'estate scorsa è finito in rehab a Houston quando sulla sua pagina Twitter ha cominciato a scrivere messaggi che hanno allarmato gli amici, e la pagina alla fine gliel'hanno pure chiusa, perché sullo sfondo di una foto postata per mostrare i suoi nuovi tatuaggi, si intravedeva della droga.
Beasley ha accettato il trattamento, condizione che consente di evitare sanzioni nella Nba, e a settembre è tornato ad allenarsi coi compagni. Qualche giorno fa, altre 7 foto di Michael sono state caricate su TMZ.com, e tra quelle ce n'era una in cui si vedevano diverse bottiglie di birra sul tavolino di una barca. Beasley ha giurato che lui non beve, e il capitano della nave gli ha fatto da garante: non ha toccato né consumato alcol durante la gita. Anche la squadra stavolta gli ha creduto, così il giovane Michael ha evitato nuovi guai.
All behind me. I'll do whatever I have to do.

mercoledì 28 ottobre 2009

Ott, chiamami Ninì

Un Lost al Sole. Riassunto delle puntate precedenti
I primi tre episodi della seconda stagione >>>
Tutta la prima stagione >>>

Il quarto episodio della seconda stagione
Ott camminava per via Toledo e ripensava alla lunga avventura vissuta per mettere le mani sul libro lasciato a Liliana Cangiano perché lo traducesse. Si fermò di colpo, preso da un pensiero improvviso, stravolto come se avesse appena sentito il nuovo singolo di Eros Ramazzoti, frase questa che porterà un po' di visite dai motori di ricerca. Frenò il suo passo a un semaforo pedonale rosso, e quando scattò il verde tamponò una donna dinanzi a lui, come faceva una volta Schumacher. Si scusò con un sorriso e le diede una mano per raccogliere il contenuto dei sacchetti di plastica rovesciati sull'asfalto.
Finirono in un lounge wine decor food drink vodka cocktail bar, che in realtà era un semplice bar ma così fa più effetto. Lei era bellissima e afflitta. Ott scoprì che aveva velleità artistiche e che era intenzionata a dare l'addio alla sua bella città, per non farvi mai più ritorno. Quel mammalucco del mio coniuge, diceva lei, ha sempre più spesso comportamenti che non riesco a sopportare, gli devo rammendare gli abiti, e fatto curioso mi chiede di cantare. Ma ora tutto è pronto, sto aspettando di firmare un contratto, appena arriva vado all'estero per il debutto. Ne conosco parecchie di ragazze che non sono migliori di me, e dai tour sono tornate con soldi e gioielli. Ormai ho compreso che il successo si raggiunge sul palcoscenico; sudando invece dietro un lavoro qualunque quale futuro si può pretendere di avere? Dovrò alzare la gonna, ballare, ma questi sono i tempi. Per cantare non occorre una grande estensione di voce, basta il fisico, si possono anche storpiare le canzoni, credimi, si fanno lo stesso bis a strafottere. E ai più ricchi fra gli spettatori affezionati, gliela puoi anche dare, ue' ue' che hai capito, volevo dire gliela puoi anche dare un po' d'attenzione, così le altre artiste che ti stanno davanti diventano delle mazze. E' questa la vera tattica. Ho scelto un nome eccentrico.
E da ciò che aveva ascoltato, Ott capì di avere dinanzi a sé la signora Tirabusceaux.
Titeaux, ammiccò lei, chiamami Ninì.

Autobiografie: la DonnAbitata

Le autobiografie più belle del web

Ho la testa tra le nuvole e troppi sogni nel cervello. Non so stare senza libri, senza vino e senza un viaggio da gustare.
[LaDonnAbitata, e il suo twitter]

La maglia rosa


Prima che Idefix si faccia sentire, bisogna pur dire qualcosa sul Giro del 2010.
La prima: oddio c'è la cronosquadre.
La seconda: inutile pensare a un favorito, tanto al Giro fino a gennaio/febbraio non si sa mai chi viene, raramente vengono i più forti e non sempre per vincere, e mai vengono tutti insieme.
La terza: non c'è Milano. Oh, non c'è Milano. La città della società che organizza. L'anno scorso, quando Milano c'era, scoppiarono polemiche perché non fu sede dell'ultima tappa (il Giro finì a Roma). Poi successe quello che successe, e stavolta le polemiche sono doppie. Però è anche un peccato che in Sicilia e in Sardegna il Giro non ci vada quasi mai.


Facce e bisogni

Il segretario Pd nelle Marche













Il segretario Pd in Campania

martedì 27 ottobre 2009

Con la scusa dei figli


Giacché in giro è tutto un mamma mia, e Up di qua, e Up di là, voglio fare come quelli che trovano un difetto a Sophie Marceau. Secondo me al film manca una colonna sonora che rimanga in testa (ad Up, non a Sophie Marceau, ché del resto altrimenti andava scritto: le manca una colonna sonora), e poi i titoli di coda non sono all'altezza di quelli a cui ormai siamo abituati.
Tutto qui? Eh sì. Tutto qui. Del resto Up è un grandissimo film. Ma Wall-E resta superiore. Per me.
Ora ci aspettano Astroboy, il seguito dei minimei, il terzo capitolo di Toy Story, le salamandre che si devono accoppiare ma si odiano (Newt), Cars 2, Kung Fu Panda 2, il quarto Shrek, il terzo Madagascar e il Gatto con gli stivali.
Tarantino e Clint Eastwood ce li vediamo su Sky. O ce li racconta Buildo.

Vecchie cose sulla Pixar
I vecchi sempre pieni di sputi e consigli
Ca-po-la-vo-ro

Once upon a time in geocities

C'è stato un periodo, un lungo periodo, prim'ancora che i blog si diffondessero, durante il quale in rete si costruivano rudimentali siti di ogni genere. Una banda di gloriosi nullafacenti partorì una specie di fantacalcio a base di ciclismo e tennis, era il marzo del '95. Nel '98 coi modem che giravano a 56 kb, quella banda - che dunque non era neppure larga - sbarcò in rete con un sito, dove si potevano trovare le classifiche, la pagina della posta, gli emoticon, le foto, i banner c'erano già, e poi i link alle corse di ciclismo e ai tornei di tennis, e poi i fotomontaggi, e alla fine persino i desktop da scaricare. Un totale delirio, come si può vedere. Ma c'era un mare di gente che chiedeva di entrare a far parte della casta.
Quel sito è rimasto in piedi una decina d'anni. Girò prima su un indirizzo che era iosono.com slash qualcosa, poi migrò su supereva e infine approdò al suo storico indirizzo, rimasto indelebile nei cuori e nelle menti del club: it.geocities.com/eccetera eccetera.
Perciò la cancellazione delle pagine Geocities decisa da Yahoo segna la fine di un'era. E fu così che senza più né bici né racchette, nacque qualche blog in più.










(nella foto l'ultima home page del sito)

Dire le cose come stanno

Nell'intervista a Wall Street Journal dopo l'ennesimo premio Nobel negatogli, Philip Roth racconta che "prima di morire" sta rileggendo gli autori scoperti a vent'anni e lasciati sugli scaffali per altri 50, Conrad, Turgenev, Faulkner e Dostoevski; che sente come suoi pari DeLillo, Doctorow, Price, Oates, Morrison, mentre non cita Franzen né Safran Foer né Easton Ellis; omaggia i tre giganti che se ne sono andati di recente (Bellow, Mailer, Updike); annuncia che dopo The Humbling (appena uscito in America) ci sarà tra un anno Nemesis; ci informa che su Internet ci va solo per comprare cibo e libri; e sistema con una frasetta piccola piccola il resto del mondo.

Is there something wrong with American literature today?
American literature today is the strongest literature in the world.

Vecchie cose dette su Roth
Spine coniugali
Se ne riparla il 2009
Ritorna
Non ci facciamo mancare niente


lunedì 26 ottobre 2009

Autobiografie: misskappa

Le più belle autobiografie del web

Sognatrice incallita, rivoluzionaria mai pentita, utopista nata, don Chisciotte consapevole ... insomma... una diversa non integrata, felice di esserlo! Dal 6 aprile 2009 nata a nuova vita, ché quella precedente è stata spezzata. Vita diversa la nuova. Vita da ultima.
[Anna, Misskappa]

domenica 25 ottobre 2009

Autobiografie: laura fujiko

le autobiografie più belle del web
Prima ero solo Laura. Poi qualche anno fa è nata Laura_aka_Fujiko, e non ci siamo più separate. Incredibile a dirsi ma…NO, Fujiko non deriva dal nome della fidanzata di Lupin. Non sono abbastanza fascinosa nè scaltra da poterla prendere ad esempio.
Nel corso del mio primo quasi trentennio di vita sono stata (in ordine sparso):
  • Laureata in Relazioni Pubbliche con l’improbabile titolo di Crisis Manager
  • Banchettara di magliette
  • Rollatrice di sigarette
  • Sollevatrice di pinte
  • Recruitment Specialist
  • Residente in 4 regioni differenti
  • Docente di alta formazione
  • Varie ed eventuali
Attualmente sono:
  • Innamorata
  • Ingrassata
  • Ferocemente sarcastica
  • Preda preferita della mia gatta
  • Cazzara
  • Impermeabile ad ogni tipo di blogstarata
  • Alcune delle cose su citate
Ah, qualora voi foste fautori di razzismo, reazionarismo, ineguaglianze sociali, maschilisti, leghisti, pessimisti cosmici, nevrotici senza scampo, lamentosi tout cour o iscritti all’Azione Cattolica, sappiate che io non sono come voi.
Sò cose che capitano.
[laura fujiko]

sabato 24 ottobre 2009

Bocca di Puglia

Un'ultima cosa sullo show di Checco Zalone. Qualche sera fa, da Victoria Cabello a La7, erano ospiti Gino e Michele, gli autori - non della canzone della D'Addario - ma del programma. E hanno rivelato che sì, ehm ehm, insomma, per un bel po' non era proprio così scontato che lo show andasse in onda su Canale 5, e che durante quei giorni Checco Zalone telefonava chiedendo: ma voi dite che ce lo fanno fare?
Tutto questo in risposta a chi si papariava per l'apertura mentale del premier.
Se è per questo, Gino e Michele hanno pure rivelato che inizialmente il pezzo non era pensato come rifacimento della Canzone di Marinella, bensì di Bocca di Rosa, e che la strofa più riferibile faceva così:
E quando scese alla stazione
del paesino di sant'Ilario
tutti si accorsero che non si trattava
non si trattava di Veronica Lario
Vecchie cose sul Checco Zalone show
La satira siamo noi
Le cose che abbiamo in comune

Autobiografie: ossimorosa

Le autobiografie più belle del web

Potrei essere una paranoica possessiva. Mi vanto del prestigioso titolo di Dominatrice Disperata, conferito dall'illustre Patafisico Dott. Ziggy Molino. Quando mi sento troppo intelligente ascolto i consigli di Azzeccagarbugli. Ciò che scrivo è attendibile quanto una puntata di Lucignolo. Ma io sono più bella, quindi ho ragione.
[Ossimorosa]

venerdì 23 ottobre 2009

Muti, Abbado, pubblico e privato


Renzo Piano ha annunciato di voler aiutare Abbado "a piantare i novantamila alberi che ha chiesto in cambio del suo ritorno alla Scala di Milano".
Effettivamente. E se la strada fosse questa? E se i grandi artisti che nulla devono aggiungere alla grandezza delle loro carriere e dei loro patrimoni, accettassero incarichi pubblici in cambio di un impegno verso la collettività?
La Scala chiama Abbado, e lui chiede 90 mila alberi. Il San Carlo vuole Riccardo Muti? Bene. Io Muti vengo per la metà del mio consueto cachet, ma tu Comune di Napoli devi far finalmente funzionare - che no so - le telecamere per proteggere le ztl e le isole pedonali. Piedigrotta ingaggia Elton John? Ok. Io Elton John porto il mio pianoforte in piazza Plebiscito non più per 850 mila euro più miele e gassosa, ma per 400 mila, ma tu Comune di Napoli ripari le buche nelle strade. You may say I'm dreamer.

giovedì 22 ottobre 2009

Croce, Gentile, Pareto e la voce

Alberto Asor Rosa scrive al Secolo d'Italia e dice la sua sui motivi che hanno rimpicciolito in Italia una cultura di destra
La mia tesi, com’è noto (com’è noto a quei pochi che mi leggono) è che questa grande cultura di destra, o per assimilazione o per una troppo tardiva contrapposizione, è stata uccisa dal fascismo, che ha reso impossibile a lungo, per qualsiasi intellettuale degno di questo nome, d’esser di destra. Quando si parla di una troppo lunga e, per certi versi, troppo semplice (e semplificata) egemonia della cultura di sinistra dopo la guerra e dopo la Resistenza, spesso si dimentica questo dato storico, preliminare e, come dice, ortativo.
[qui]

Quando spunta la luna a Walterchiari


C'è un canale digitale terrestre, Iris, che sta dedicando in queste mattine un ciclo di film a un attore sottovalutato.
No, bisogna correggersi.
I sottovalutati non esistono, perché se uno è bravo prima o poi il mondo se ne accorge. Esistono semmai i sopravvalutati.
Allora sarebbe meglio dire che Iris dedica un ciclo di film al più bravo fra gli attori meno valorizzati dal cinema italiano.
Walter Chiari.

La declaration of dependence dei Kings of Convenience


Senza girarci intorno, va bene? E' arrivato uno dei 10 cd capolavoro dell'anno. E' dei norvegesi Kings of Convenience e il titolo è Declaration of Dependence, che arriva dopo 5 anni di silenzio. La loro grande capacità, con un suono così fortemente caratterizzato e personale, chitarre e voci, voci e chitarre, senza neppure un colpo di batteria, sta nel non cadere dentro il manierismo. Un pericolo forte, che con qualche pezzo potrebbero correre, ma che allo stesso tempo i Simon and Garfunkel versione anni Zero dimostrano di saper scansare. Se 24/25 avesse un tappeto d'archi, sarebbe non più indimenticabile com'è già, ma perfetta. Boat Behind va sottobraccio a un contrabbasso e ha un riff di violoncello che è come un trapano nella testa. Rule My World è una piccola perla. Scars on Land di grande atmosfera.
Il cd lo sentite sulla loro pagina myspace. Meglio avvertire che i pezzi rendono meglio se ascoltati in cuffia, o quanto meno con un auricolare. Disco del mese: sicuro. Se anche dell'anno si vedrà.

mercoledì 21 ottobre 2009

Ott, Joe Di Maggio e Gegè Di Giacomo

Il terzo episodio della seconda serie di Un Lost al Sole

Ott lasciò nel laboratorio di Liliana Cangiano il suo tomo, e tomo tomo se ne andò. Indossava un jeans che sulla tasca posteriore teneva cucito uno stemma, e per il freddo avvertì l'esigenza di coprirsi la testa con un berretto acquistato in Sicilia. Tirò su la visiera, e s'incamminò per quella che durante il regime fascista a Napoli veniva chiamata via Roma. Vanitoso, sì. Gli piaceva sentire su di sé gli occhi della gente.
L'aria internazionale respirata chez madame Cangianò lo rese consapevole della sua inadeguatezza con le lingue. Se lui si fosse ostinato a parlare il solito inglese incerto, a metà, come avrebbe potuto essere compreso da una donna innamorata? Magari abbracciati al buio, con la luna alta nel cielo, qualche volta a Ott era venuto in mente di sussurrarle Ti amo proprio come l'avrebbe detto Hemingway.
Per tutte queste stravaganze, c'era chi lo rimproverava di assumere atteggiamenti tipici della cultura yankee e di condurre un'esistenza schiava di ciò che decidevano i guru del fashion & style. Ott aveva un punto debole. Si sentiva dannatamente male ogni volta che mandava giù un sorso di un qualunque long drink a base di whisky e soda. Non aveva mai messo da parte la sua vecchia passione per la dance acrobatica, alla quale ora accoppiava lunghissime partite di baseball alla Wii. Gli venne voglia di fumare, e frugandosi in tasca s'accorse di non avere né sigarette né soldi per scendere a comprarne. Recuperò delle monete sottraendole alla borsa di sua madre, sì, vero, era affascinato dal made in Usa, sebbene fosse nato in Italia, ma un po' alla volta cominciava a chiedersi chi glielo facesse fare. E quando giunse alla conclusione che ormai non ci fosse più alcun rimedio, si scosse; come per resettare disse a se stesso, okay, napulita', ed esclamò: diamine, ma questa è Tu vuo' fà l'americano.

Teche
I primi due episodi della seconda stagione >>>
Tutta la prima stagione >>>

Le cover di Barbra e Bublé


Tira aria di cover. Barbra Streisand è uscita a 67 anni con un album di standard (Love Is The Answer, prodotto da Diana Krall) che in America passa per una delle cose migliori del 2009. Quasi contemporaneamente Michael Bublé fa uscire il suo Crazy Love, con un pezzo inedito e alcune riletture alla sua maniera di classici. Tra un po', con un disco che pare si chiami proprio Cover, si aggiungerà anche Joan as Police Woman, 3 candidature 2008 ai Dsc Awards (canzone da ascoltare sul divano, canzone più struggente e interprete femminile). Per non dire dell'adolescente Jessica Brando, che con le cover è diventata il nuovo fenomeno della web-music.

Le spade sono un problema



Dopodomani esce il nuovo film di John Woo, il più incredibile tra i registi contemporanei. Incredibile nel senso che la sua scena tipo è una macchina che si rovescia su stessa, sbatte su un muro, si rimette sulle ruote, attraversa un ponte che sta cadendo, casca in acqua, sprofonda, scala la marcia, risale, accelera sulla banchina, si lancia tra le fiamme, con l'acqua rimasta sulla carrozzeria spegne le fiamme, le attraversa; l'uomo alla guida si sporge e spara al nemico, spara, spara, spara, si ricorda di non aver allacciato la cintura, posa la pistola sul sedile, allaccia la cintura, si guarda allo specchietto, toglie un po' di cenere dalla faccia, schiaccia un brufolo, per riprendere la pistola non s'accorge che c'è un camion di fronte, gli va addosso, anzi dentro, lo sventra, ne esce dalla coda, l'uomo arriva al casello della tangenziale, si accende una sigaretta, frena, ma i freni non rispondono; allora la macchina sfonda la sbarra senza fermarsi al pedaggio; un poliziotto le prende il numero di targa, si lancia all'insguimento per la notifica della multa, e la scena continua così finché il produttore non ricorda a John Woo che la pellicola costa, e lui la pianta.
Ma è un grande. Davvero. Il nuovo film si chiama Red Cliff, che in italiano significa Scogliera Rossa, e in italiano infatti il titolo del film è La Battaglia dei Tre Regni, storia che si svolge nella Cina del 208.

Autobiografie: rossa naturale

Il quinto fascicolo delle più belle autobiografie del web

Il nick RossaNaturale è frutto di un’articolata catena di libere associazioni che, come le barzellette, non ha senso spiegare. Nulla a che vedere col colore dei capelli.
[Rossa Naturale]

martedì 20 ottobre 2009

Il piccolo Elvis

Cosa direi oggi se fossi sindaco di Napoli

Sono molto turbato da quello che è successo al quartiere Sanità. Ma dimenticate la frase che ho appena detto. Cancellatela. Perché non conta nulla e non serve a nessuno. Non posso permettermi di cavarmela così. Nessuno di noi dentro le istituzioni può permetterselo. La storia del piccolo Elvis e di sua madre è uno di quei drammi familiari che privati non sono, e che non possiamo trattare come tale. E' un dramma doppio, triplo, non lo so. Dramma della povertà, dell'immigrazione, della solidarietà. Temi che sono politici, e che la politica non può trattare così, commuovendosi, nascondendo gli occhi dietro lenti scure. Né può fingere di relegarli nell'angolo delle vicende su cui non si ha potere.

Il leghista Cota e Renato Zero


Chi avesse anche solo intravisto ieri sera Portapporta (scritto così per eludere i motori di ricerca), avrà notato che nel firmamento telepolitico è stato lanciato Roberto Cota, capogruppo alla Camera della Lega, faccia da agente di commercio di Montebelluna, diciamo un rappresentante di birre che gira per discount, alberghi e centri commerciali (nel senso che somiglia al mio vicino d'ombrellone di quest'estate). Ma la faccia inganna. In realtà è un apprezzato penalista, un giornalista, e non è di Montebelluna. E' di Novara. Ed è l'uomo che Berlusconi vorrebbe candidare alla presidenza della Regione Piemonte. Perciò si capisce il telelancio.

Autobiografie: livefast

il quarto fascicolo della serie le autobiografie più belle del web

E' nato a Modena il 23 febbraio del 1972 ed ancora non è morto. Come occupazione principale organizza colpi di stato per conto di una multinazionale del tabacco, o almeno questo è quello che racconta, in realtà fa cose molto peggiori. Ha due gatti di nome Sdroo-p e Umulius, ed una macchina di nome Blackhawkdown III. Cloridrato di Sviluppina è il suo terzo ed ultimo
blog
[Livefast, Cloridrato di Sviluppina]

lunedì 19 ottobre 2009

Catanzaro capoccia


Manca gente che scriva i testi, vero. Esattamente come per la storia di Rosy Bindi, la battuta sulla Calabria era vecchia. La Calabria non esiste, la Calabria Saudita, e tutta quella roba là. Ma Antonello Venditti non s'è voluto sottrarre, pur di fare un po' il ruffiano col pubblico siciliano, la cui benevolenza - vallo a capire - immaginava di captare parlando male dei trans-strettini. Roba vecchia.
Era il 1986 quando un centravanti arrivato dall'Inghilterra per giocare nel Milan, dopo una trasferta, disse d'aver visto la città più brutta d'Europa. Lui si chiamava Mark Hateley, la città era Catanzaro.
Sono in un posto chiamato Catanzaro: che buco! Mendicanti a ogni angolo, bambini che giocano nella sporcizia senza quasi niente addosso, e le peggiori case che si possano immaginare [>>>]
Più brutta pure di Manchester, aggiunse, pensa un po', sebbene Soverato e Copanello, in Inghilterra, se le sognano col cannocchiale. Mi pare, non ne sono certo, che ne scrisse pure nella sua autobiografia.
Anyway. Hateley segnò pochino, 17 gol in una settantina di partite, ed erano gli anni in cui Venditti scriveva le sue ultime cose del ciclo d'oro (Notte prima degli esami in Cuore, Giulio Cesare in Venditti e segreti). Oggi Hateley fa altro e in campo ci va suo figlio. Venditti invece fa ancora il cantante e scrive cose tipo:
Piove sui tetti le case le storie di Roma
e le mamme rincorrono i figli davanti alla scuola

Roma, Napoli e la teoria della linea gialla

Alla fine ditemi da voi come funziona.
Il concetto è uguale a Roma e a Napoli. C'è una linea gialla oltre la quale passa un treno, e quella linea gialla segna un confine. Ma Roma e Napoli declinano la regola relativa alla linea gialla in modo differente.

domenica 18 ottobre 2009

Baarìa, dal nostro inviato buildo

Buildo esiste. Ha visto Baarìa e ne parla in cortile


Poltroncine di velluto scarlatto di foggia dozzinale, ma fanno ancora la loro figura. Cinema vomerese. La sala ha la forma del vagone di un Eurostar. Stretta, tutta protesa su uno schermo che, lo ammetto, ha ancora alcuni pollici in più del mio plasma nel salone. Qualche pelliccia ripiegata testimonia il primo freddo d'ottobre e redditi che sanno sopravvivere alle stime di Trichet.

Le cose che abbiamo in comune

Oggi Walter Siti su La Stampa, nella rubrica chiamata "La finestra sul niente", riflette su pensieri rimuginati ieri nel cortile

Il direttore di rete, Massimo Donelli, o lo stesso Piersilvio, hanno capito che mettere alla berlina il «maniaco» Berlusconi significava (senza nessuna forzatura ideologica ma per l’astratto funzionamento del meccanismo comico) indurre il pubblico a identificarsi con lui. «Io non sono così ma sotto sotto, se ci penso bene, qualche residuo di quel machismo facile, di quell’aria tronfia da collezionista, sta pure dentro di me».
Il messaggio subliminale era rivolto non tanto alla ragione cosciente degli uomini di destra quanto all’inconscio degli uomini di sinistra. Dopo aver riso del Berlusconi in me, sarà meno difficile convincermi che quella materia lì è tutta roba da ridere; questo devono aver pensato i dirigenti Mediaset e in questo Checco Zalone (consapevole o no) è stato più funzionale di Bondi, Fitto o Bocchino quando vanno nei talk show a difendere l’integrità morale del premier.

Raccolta differenziata



(via Melisurgo, Napoli)

Nightbook, Ludovico Einaudi


Nightbook è il nuovo cd di Ludovico Einaudi, che si conferma il pianoforte più adatto agli spot e al cinema italiano. Lady Labyrinth è pronta per la pubblicità di una macchina. Eros per un film di Soldini o Piccioni, Indaco va bene per Veronesi. Però in Reverie ci sono troppi echi di Richard Clayderman, e in Nightbook appare persino l'incubo di Stephen Schlacks. La cosa per me migliore è Bye Bye Mon Amour, che si muove dalle parti del Wim Mertens del Ventre dell'architetto.

sabato 17 ottobre 2009

La satira siamo noi

Il fatto che lo show di Checco Zalone sia stato trasmesso su Canale 5, come piace sottolineare al Corriere (c'è un errore: Zalone non è un neomelodico napoletano), a Camillo-Rocca, e come ieri ha ripetuto in tv Piroso davanti al vicedirettore di Libero, non c'entra proprio niente con la capacità di Berlusconi di accettare il dissenso e le critiche.
Tanto per cominciare lo show non era in diretta. Significa che a Canale 5, legittimamente, lo hanno guardato prima e hanno potuto decidere cosa fare. Hanno scelto di controllare in anticipo cosa sarebbe andato in onda. Se alla fine hanno deciso di mandarlo in onda, un motivo ci sarà.

I vecchi sempre pieni di sputi e consigli


E poiché - come detto prima - ormai finanzio i soliti, il prossimo film al cinema sarà Up. Purtroppo non prima di venerdì. Ma Carl già si candida a entrare nella galleria di vecchietti che non ti scordi più. Come le zie di Cary Grant in Arsenico e vecchi merletti, come la Jessica Tandy di A spasso con Daisy, come le signore di Pranzo di Ferragosto, come la nonnina che picchia il leone ("cativo gatino") in Madagascar e soprattutto come Walter Brennan, il vecchietto del West, inventato in un film (Un dollaro d'onore) di Howard Hawks, regista con alcuni capolavori ma molto sopravvalutato dalla critica.
Il vecchietto nei western diventò un carattere. Dopo Brennan arrivò George Gabby Hayes, poi Joseph Egger con Sergio Leone, ma quel che conta è che per noi il vecchietto aveva sempre e comunque la voce di Lauro Gazzolo, il papà di Nando. Che poi è la stessa voce di Anacleto nella Spada nella roccia. Fate spazio a Carl.

In memoria di rosanna schiaffino


Quella ragazza dietro il paravento era la diciassettenne Rosanna Schiaffino al debutto al cinema in Totò lascia o raddoppia.

- Pensi come sarebbe romantico morire insieme, ne parlerebbero tutti i giornali, saremmo gli eroi del giorno come Giulietta e Romeo, Tristano e Isotta...
- Signora, non facciamo scherzi per carità. Eppoi ci mancherebbe altro, lei è una signora giovane, anzi, che dico, giovanissima, io sono un minorenne anziano, cosa direbbe domani la gente, specialmente la plebe?

autobiografie: lk

Le autobiografie più belle del web

Sogno di essere bella, giovane e ricca. Però, chissà perchè, quando mi chiedono cosa sogno, rispondo sempre "la pace nel mondo".
[LK, L'altro lato del letto]

E i film della vostra vita?

E' uscito ieri al cinema un documentario di Valerio Ialongo su cosa era il cinema in Italia una trentina o una quarantina d'anni fa, più o meno quando ero bambino, "Che ne sai di me" "Di me cosa ne sai", ed è un'uscita che un po' si coniuga con la nuova edizione dell'iniziativa di Pigrecoemme al museo Pan di Napoli, "I film della mia vita".
Ialongo cerca le ragioni della fuga degli spettatori dalle sale, Pigrecoemme chiama un intellettuale a raccontare i titoli che lo hanno segnato.
Poi da Numero 22 ho trovato questa cosa qui, e all'improvviso è parsa cosa buona e giusta l'idea di mettere nel cortile i film della mia vita (anche se ormai finanzio in prevalenza solo opere Disney e Pixar). Non i film più belli mai visti, ma quelli legati a un ricordo, meglio ancora se a un flash. Se nei commenti proseguite coi vostri, viene ancora meglio.
Comincio.
L’isola del tesoro – Il film che mio nonno trasmetteva in casa sua col proiettore su uno schermo bianco.
Cinque matti al servizio di leva – Il primo film visto al cinema.
Piedone lo sbirro – Il primo film che si esce dal cinema e si gioca al film, facciamo che ero Piedone lo sbirro e tu eri…
Salvo D’Acquisto – Il primo film che si esce dal cinema e si ripete mille volte la stessa battuta: - Mussolini è caduto. – E che s’è fatto?
Incompreso – Il film che più mi faceva piangere da bambino, e ora non so, dovrei controllare.
Improvvisamente l’estate scorsa – Il film che c’era qualcosa di strano, ma non la capivo, e mica a casa la spiegavano, no, eh?
L’arbitro – Il primo nudo.
Dersu Uzala – Il film che alle elementari ci deportarono a vedere. Kurosawa a 6 anni. Bah.
Pane burro e marmellata – Il film che mia madre disse a mio padre: ma che ci hai portato a vedere?
Poliziotto sprint – Il film che mi rese orgoglioso di essere napoletano perché lo era Orazio Orlando, eh sì, Orazio Orlando mica Giambattista Vico.
Il profeta del goal – Il film che ci mise in testa il gol impossibile, solo che giocando nel cortile della chiesa ci si sfrantummava in faccia alle colonne.
Totò truffa - Il film che mi faceva più ridere da bambino.
Totò Le Moko - Il film che mi faceva più ridere da bambino.
Totò sceicco - Il film che mi faceva più ridere da bambino. Vabbe', tutto Totò, su.
La febbre del sabato sera – Il film che al Quadrifoglio non mi fecero entrare.
Grease – Il film che tornai al Quadrifoglio, e voglio vedere se adesso non mi fate entrare.
Kramer contro Kramer – Il film che mi fece scoprire un altro modo di non avere il padre: ai miei amici di classe che non l’avevano, o erano morti o erano stati arrestati.
Il tempo delle mele – Il film che mi fece invitare al cinema la più bella del liceo, Fiorella “la sfregiata” (aveva una cicatrice sul volto), e lei disse che c'era andata il giorno prima con quel coso della IV enne, perché a lei piaceva tanto andare al cinema.
Eccezzziunale veramente – Il film che allora chiesi a Fiorella “la sfregiata” di venire a vedere al posto delle mele, e lei disse coooosa?, e alla fine ci andai col mio compagno di banco Michele.
Gandhi – Il film che al liceo ci deportarono a vedere, e Fiorella “la sfregiata” si sedette all’ultima fila col coso della IV enne.
Ricomincio da tre – L’ultimo film che non ho pagato io il biglietto.
Mi manda Picone – L’ultimo film che c’erano solo posti in piedi.
Non ci resta che piangere - L’ultimo film che l’inizio l’abbiamo visto alla fine, allo spettacolo successivo, come una volta si poteva fare, si faceva, e si diceva: “Ah ecco perché allora dopo succede...”
L’ultima tentazione di Cristo – Il film che vennero a raccogliere le firme a casa per fermarlo.
La voce della luna – L’ultimo film che mi ha fatto addormentare.
Balla coi lupi – L’ultimo film visto con mio padre.
Face Off – Il film che dissi a mio padre, devi vederlo, ti piacerebbe, e lui non l’ha visto.
C’era una volta in America – Il Film.
Tarzan – L’ultimo film visto prima di diventare padre.
Lilo e Stitch – Il primo film visto al cinema da padre.
Il peccato di Lady Considine – Il film della ricerca più lunga: in tv non passa e in dvd non si trova.
Fimpen il goleador – Il film che sto cercando adesso.
La bella e la bestia – Il film col mio numero musicale preferito.
Big Fish – Il film che ha una scena in cui rido e piango contemporaneamente.
Letto a tre piazze - Il primo film che ho registrato in videocassetta.
La meglio gioventù – Il primo film che ho registrato in dvd.
Psycho – Il primo film che ho studiato.
Apollo 13 - Il primo film visto con la mia compagna.
La vita è meravigliosa - Il film che ho visto più volte, e se lo fa stasera lo rivedo.
High School Musical 3 – Il sequel più atteso a casa.
Il nome della rosa – Il film che “però il libro è più bello”.
La maman et la putain - Il film più citato con Buildo.

Ho sforato, linea al telegiornale.

venerdì 16 ottobre 2009

Come sarà il prossimo Tour


Idefix sollecita, e allora guardiamo che Tour de France sarà. Se non ve ne frega, saltate.
Il tracciato 2010 è sicuramente più bello che nel 2009. Non ci voleva molto. L'ultimo Tour è stato di una noia mortale per colpa della cronometro a squadre, che non solo incide sulla classifica (uno come Evans era già sotto di 2'45" prima che arrivassero le montagne, e Menchov di 2'20"), ma pure sulla strategia di corsa.
Perché? Se una squadra come quella di Armstrong può tenere 5 uomini nei primi 10 posti vincendo la cronosquadre, ovviamente controllerà l'andamento della corsa. In una qualunque tappa successiva può mandare in fuga il quinto dei 5 e far spremere gli avversari, tenendo freschi al riparo gli altri quattro, e così via. Non è un caso che i primi 9 della classifica finale del 2009, fossero tutti ciclisti di squadre arrivate tra le prime 5 della crono, e tutte raccolte in 59 secondi.

Hamsik e la metafisica aristotelica


Marek Hamsik, il centrocampista del Napoli, ha smentito di aver detto alla Pravda: "Guido a 140 all'ora in città e la polizia non mi ferma". Dice che l'hanno capito male. Rettifica. Sostiene di aver detto: "A Napoli sono un idolo, potrei guidare a 140 orari e non mi multerebbero".
Insomma la solita vecchia distanza tra atto e potenza. Al terzo anno di liceo insegnano che quanto è in potenza può passare all'atto sotto l'azione di qualcosa già in atto. E' la maniera con cui Aristotele postula l'esistenza di un primo motore.
Eppure al suo compagno di squadra Santacroce ritirarono la patente. Certo, Santacroce non è Lavezzi, che s'è permesso di scorazzare in moto per la vietatissima piazza Plebiscito. Ma forse Hamsik voleva solo fare lo spagnolo*. D'altra parte, quando in strada una volta l'hanno riconosciuto, gli hanno rubato il Rolex, 800 euro e le chiavi di casa.


* fare lo spagnolo: vantarsi, vivere una condizione superiore alle proprie possibilità.

Elio Fusco, signore del rugby

NÉ COACH né mister. Quelli del rugby si fanno chiamare per nome, per tutti era Elio e per tutti è rimasto Elio fino all'ultimo istante, ieri mattina, quando l'allenatore dei due storici scudetti della Partenope s'è sdraiato sul letto e ha chiuso gli occhi per sempre, a 76 anni. Elio Fusco da un po' faceva i conti con un cuore dispettoso, qualche anno fa era volato a Boston per sistemarlo con dei bypass e poi aveva ripreso la sua vita di sempre, sigarette comprese.
A CASA, inutilmente, si battevano perché tornasse da uno specialista per dei controlli. La sola concessione di Elio erano gli esercizi alla cyclette, forse perché dovevano sembrargli più un'appendice alla sua vita da sportivo che precauzioni da convalescente. Ogni mattina sistemava i pedali, regolava il ritmo, e via, uno due, uno due, per poi scendere e raggiungere gli amici al biliardo di piazza Carità.

mercoledì 14 ottobre 2009

Lily Kangy e Rocky Roberts

La seconda puntata della seconda serie di Un Lost al Sole

Il laboratorio di Liliana Cangiano era un monumento all'improbabile. Madame traduceva e cantava, Ott le sentì completare dall'inizio alla fine tutto Selling England by the Pound, e dunque gli venne subito il sospetto che Lily fosse una traduttrice un po' sui genesis.
Aveva un collaboratore, la signora. Un uomo alto, corpulento, muscoloso, ma ormai distante dalla forma fisica che doveva aver avuto da giovane. Facevo il pugile, volle spiegare. Si chiamava Rocky, e come sennò? Ora era l'aiutante di Liliana Cangiano nelle traduzioni, e così come la madame aveva il vezzo di lavorare canticchiando, lui aveva la bizzarra abitudine di tradurre mentre si cospargeva di borotalco. Rocky, di cognome, faceva Roberts.

Autobiografie: incauta

Il secondo fascicolo della serie le più belle autobiografie del web

Sono un soprano in bilico tra estasi e disperazione.
Più estasi che disperazione.
Trentaquattro anni suonati.
E cantati.
Nata napoletana, trascinata poi in Abruzzo, vivo a Roma.
Ottimista da fare schifo.
Incline all'ozio ed al sorriso.
Pericolosamente curiosa.
Ecco.

[Incauta]

A parte il cancro tutto bene

Fu così che nel 1989 Corrado Sannucci aveva raccontato la vittoria del Napoli in Coppa Uefa
Nella notte, mentre lo champagne inzuppava le maglie, mentre gli occhi di Bianchi erano finalmente lucidi, mentre rimbombavano i canti di auf wiedersehen della Curva B provvisoriamente spostatasi allo stadio di Stoccarda, d' un tratto sparì la Coppa Uefa. Così è cominciato il regno europeo del Napoli, tutti a cercare nei corridoi dove fosse finita l'argenteria di famiglia appena conquistata. Giuliani aveva percorso la curva in uno stato di trance, agitando un palloncino azzurro come un bambino di 5 anni: l aveva forse presa lui? Era stato Ferrara l'ultimo a vederla? Ora c'era solo la custodia vuota, mentre i 20 mila cominciavano il lento ritorno a casa e la squadra saliva sul pullman, dopo aver battuto le febbri di oggi e i malumori di sempre. Loro, con i saluti dei tedeschi gentili e una custodia vuota.

Gli zero 7 e yeah ghost


Simple Things, disco d'esordio degli Zero 7, è uno dei cd conosciuti nel 2001 grazie a Buildo, anzi l'autorevole Buildo. Cd conosciuto e amato. Al punto da attendere con curiosità ogni lavoro successivo degli Zero 7. When It Falls del 2004 non fu altrettanto convincente, The Garden del 2006 non ne parliamo, e ora esce questo Yeah Ghost.
Che non è indimenticabile. E come dicono a Pop Matters, tutto questo o disorienta o frustra. Tra tutte queste macerie, la voce di Eska Mtungwazi resta sempre quello che è. Regge i pezzi da sola. Come in The Road.
Pazienza, vuol dire che adesso ci buttiamo su Editors e Vampire Weekend.

Vecchi post in cui si incontra la figura di Buildo
La sovrana lettrice
Sbariare

domenica 11 ottobre 2009

Autobiografie: Chiara Tizian

Oggi comincia una nuova rubrica. Si chiama biografie autobiografie. Nel cortile troverete quelle righe che in rete si trovano sui blog sotto la voce "chi sono", "qualcosa di me", "l'autore", "about me" eccetera. Parto con un blog da poco scoperto, e che mi piace.
E prima o poi, un about me, me lo devo fare pure io.


Pigra, disordinata, golosa, vivo a Vicenza felicemente con cinque maschi: tre umani, un cane e un gatto.
Superati i 40, ho deciso di porre rimedio al passare del tempo cominciando a fare ginnastica e a scrivere un blog. Ancora non è certo che funzioni, ma già si notano un netto rassodamento dei glutei e un evidente stato di soddisfazione psichica.
[chiara tizian, In the mood for writing]

sabato 10 ottobre 2009

Cazzullo, mi arrendo

Il paginone di cultura del Corriere è dedicato oggi a "L'Italia de noantri", il nuovo libro di Aldo Cazzullo. Il titolo del paginone (pezzo di Beppe Severgnini) è Così il Sud colonizzò il Nord
La tesi è che il meridione ha imposto un'egemonia culturale. La prova schiacciante è che la pizza e il pomodoro si sono insinuati nelle abitudini dei settentrionali fino a diventare simboli italiani. Più o meno. E poi Roma indolente, padre Pio, eccetera eccetera.

Il manifesto abusivo di Samuele Bersani


L'autore di due canzoni fra le otto o nove italiane più belle degli ultimi vent'anni, ha fatto uscire il suo nuovo cd, che è di gran lunga il più bel cd italiano del 2009.
Samuele Bersani non è uno pigro. Ascoltandolo, ci si fa l'idea che lui lavori scartando. Nel senso che la prima cosa che gli viene in mente, la elimina. La mette da parte. Passa oltre. E dalla seconda in poi, si può ragionare. Vale sia quando scrive le parole sia quando decide la strada che una melodia deve imboccare. Ma la cosa veramente straordinaria di uno che è già così, sta nel far aderire le percussioni alle sincopi dei testi che canta, ed è il segno di una maniacale attenzione ai dettagli in fase di arrangiamento; arrangiamento che è una delle colonne del disco (qua e là suonano pure Bollani e Spinetti).
Samuele Bersani scrive le canzoni che ci si immagina potrebbe scrivere Lucio Dalla se oggi fosse sotto i 40 anni. Oppure Dalla sotto i 40 anni scriveva cose che oggi scriverebbe Samuele Bersani.
Per quanto riguarda il testo, uno dei passaggi più felici è in Pesce d'aprile

E' sempre bellissima / la cicatrice / che mi ricorderà / di esser stato felice / divento insensibile / devo dormire / conto le pecore / con in mano un fucile

Mercoledì, peraltro, Samuele Bersani rompe il suo record di assenza dalla televisione italiana, andando a X Factor.
Sono molto belle Ferragosto, Lato proibito, Un periodo pieno di sorprese. Ma il vero gioiellino musicale a me pare Valzer nello spazio. Che trovate solo nei migliori cortili del mondo cliccando play qui sotto.














(per tutto il post il cantautore emiliano è stato sempre chiamato Samuele Bersani per evitare inopportuna confusione con Bersani quell'altro)

venerdì 9 ottobre 2009

settembre, top ten

1. Noah and the Whale, The First Day of Spring
2. The XX, The XX
3. Pearl Jam, Backspacer
4. The Dodos, Time to Die
5. Girls, Album
6. David Gray, Draw the Line
7. Yo la Tengo, Popular Songs
8. Mark Knopfler, Get Lucky
9. Islands, Vapours
10. Avett Brothers, I and Love and You

Qui sotto la consueta ottina coi pezzi che più hanno girato nel lettore:

Fame spiegato a mia figlia*


C'era una scuola a New York, la High School of the Performing Arts, e c'erano dei ragazzi che seguivano delle lezioni. Balletti, canzoni, qualche tormento sentimentale. All'inizio era un film, (oggi esce il remake), poi diventò una serie tv, che ai miei tempi chiamavamo telefilm.
Era molto seguito, sì. Immagina High School Musical che diventa un telefilm, ehm, cioé una serie. Più o meno faceva quell'effetto lì, e noi eravamo già più grandicelli di te. Solo che Fame entrava di più dentro la fatica dei personaggi. Era anche storia di fallimenti, non solo di canestri riusciti all'ultimo centesimo di secondo. Leroy faceva innamorare come Troy Bolton, ma non gli filava mica tutto liscio. Neppure nella vita. E' morto nel 2003 a 41 anni.

giovedì 8 ottobre 2009

D'Alema e il premio Nobel


Una volta, era il '97, il Pds scelse una citazione del tedesco Rilke come slogan del suo congresso, e al Secolo d'Italia presero a sfotterli perché si appropriavano di una frase usata nei campi Hobbit.
Qualcuno all'epoca sostenne che c'entrasse qualcosa il nuovo premio Nobel per la letteratura, la scrittrice Herta Muller, vent'anni fa tradotta in italiano da Fabrizio Rondolino, all'epoca portavoce di D'Alema.
E mentre Rondolino s'è messo subito a dare interviste, sono dovute trascorrere tre ore dall'assegnazione del Nobel prima che Keller editore - l'ultima casa ad aver pubblicato in italiano un romanzo della scrittrice (Il paese delle prugne verdi) - mettesse la notizia sul suo sito. Per 3 ore non c'era una fascetta, non un richiamo, non un banner. Niente. Forse per understatement. Oppure non se l'aspettavano manco loro. E per tre ore io me li immagino che avranno girato fra i corridoi dicendosi ma dai, ragazzi, non può essere lei, mica è quella Muller lì, la nostra?

mercoledì 7 ottobre 2009

un lost al sole 2.1


Contattare Liliana Cangiano, diceva il giornale. Offro a modiche cifre traduzioni dal francese. Ott aveva trovato la donna che faceva al caso suo. Suo di lui, non di lei. Salutò Estemole Cuarto Menùn con una certa fretta e una certa apprensione, perché voleva sbrigare la faccenda entro le otto, e si accorse che se a Estemole avesse invertito i cognomi, fra lui e lei, erano già Ott Menùn Cuarto. Si precipitò all'indirizzo dove l'inserzione pubblicitaria annunciava la presenza della signora Cangiano, al 41 di Teeth Count, e fu facilissimo rintracciarla, perché arrivati al 41 di Teeth Count c'era un portone con su scritto Liliana Cangiano. Facile. Non si sarebbe perso nemmeno un bambino e neppure un abitante di Berlino, se l'avete capita bene e sennò pacienza.
Ott entrò. Ma prima di entrare, bussò. Ma prima di bussare, salì. Ma prima di salire, citofonò. E detta così, fa molto Gonzalez Inarritu. Ricordò che da bambino il citofono veniva chiamato telefonino, era nero e pesava un quintale. Lo spazzò via. Non il citofono, il ricordo. Lei, Liliana Cangiano, era in piedi, poggiata allo stipite della porta, discinta come la Bovary di Flaubert, ingenua come la Maria di Hemingway. Suggestioni che crescevano nel sentire le sue parole al telefono. Oui, oui, oui, cinguettava al suo misterioso interlocutore madame Cangianò, con un lieve tono ascendente, interrogativo, come se stesse chiedendo vuole la uno, la due o la treee. Poi la sua voce divenne travolgente. Que busca senor, con quella sibilante che proprio non ce la faceva a sonorizzarsi dinanzi a un'altra consonante sonora, come avrebbe dovuto, ma si afflosciava su stessa, si zeppolizzava, sì, insomma, come quando Jovanotti canta: a te che fei, femplicemente fei, foftanfa dei fogni miei, foftanfa dei fogni miei.
I due si guardarono. Poi Ott posò gli occhi sul comodino di lei. Ma solo in senso figurato, del resto come avrebbe potuto estirparsi i bulbi senza neppure l'anestesia? Tornò a guardare lei, anzi gettò lo sguardo nella sua scollatura, così Leoblog e Stelllare che nei commenti alla prima stagione chiedevano più sesso, ora saranno contenti. Signora, abbozzò Ott, lei traduce dal francese, ma non ho capito ancora se è francese o spagnola.
Madame Cangianò lo fulminò con le pupille che sbucavano dal mascara nero e si aprì. Oh, se si aprì. Rispose: Chi me piglie pe' francese, chi me' piglia pe' spagnola, ma je so' nata 'o Conte 'e Mola e metto 'ncoppa a chi vogl'io. Ott la fissò, lei parve turbata. Le sue parole lo confermarono. Caro bebè, che guardi 'a ffà, io quando veco a tte me sento 'e disturbà.
Ott la credette una lusinga, uno schiaffo gli rivelò che si stava frusciando.

(nella foto Liliana Cangiano)
La prima stagione >>>

Ci bastan poche briciole


Il più grande intellettuale della destra mondiale, Clint Eastwood, è doppiato in italiano dall'attore che dà la voce all'orso Baloo, il pauperista Baloo, quello dello stretto indispensabile. E il prossimo film di Clint Eastwood è ispirato alla vita di Nelson Mandela. Pensa invece la Santanché.

martedì 6 ottobre 2009

trailer

Il mistero. Prepara i soldi, Ott. Domani verrà a consegnartelo l’agente segreto che ha lavorato con me.
L'inganno. Come farò a riconoscerla?
L'innocenza. Porque lo preguntas a mi que hablo espanol?
La passione. Vedo che sei eccitato

Ritorna un Lost al Sole.
Domani il primo episodio della seconda stagione.
Un Lost al Sole.
Ogni mercoledì sera.
Nel cortile.
Alle 21.

E non perdete le repliche della prima serie
Primo episodio >>>
Secondo episodio >>>
Terzo episodio >>>
Quarto episodio >>>
Quinto episodio >>>
Sesto episodio >>>
Settimo episodio >>>

Oppure tutte insieme in cofanetto regalo: qui

Un Lost al Sole.
Da domani la seconda stagione.
Ogni mercoledì sera.
Nel cortile.
Alle 21.

Così i tifosi del Milan, quando il Milan sarà uscito dalla Champions, avranno qualcosa da fare.

lunedì 5 ottobre 2009

Sister act

Il Los Angeles Times racconta la storia delle suore di San Pedro. La fondatrice, Jeanne Jugan, sarà canonizzata dal papa la prossima settimana, e le suore da tre mesi raccolgono fondi perché qualcuna di loro possa raggiungere Roma e presenziare alla cerimonia. Tra casinò, salsicce e cappelli da cowboy.
They sold hamburgers, nachos, hot dogs, Italian sausages, omelets, waffles and baked potatoes. They held bake sales, ice cream socials and a rummage sale. Twice they raised money by taking residents to a casino, and last week, in one of their final events, they hosted a country-western hoedown in their auditorium, complete with hay stacks and line dancing. [...] The significance of the canonization was not lost on Inez David, one of two senior center residents flying to Rome for the canonization. Since June, the 82-year-old has worked hard to help the sisters raise money. On a recent Thursday, she eagerly moved about the auditorium, decorating for the hoedown. The next night she planned to arrive with a pistol and a cowboy hat to promote the cause.

domenica 4 ottobre 2009

Quando vi diranno delle falsità di internet

La pillola di cui parla oggi in un articolo anche il Corriere, quella che cancella i traumi e azzera la memoria di se stessi, quella che ha scatenato indignazioni e analisi nel solco della linea "signora mia dove andremo a finire", ecco, quella pillola - beh, insomma, ehm cough cough - pare che non esista.
Ieri pomeriggio al Fatto - ci stavano cascando - avevano rivelato la beffa. E' la pubblicità di un programma di Current Tv. Che si chiamerà appunto Letenox. Nessuno aveva badato al nome dell'azienda produttrice del Letenox, la Marlow & Kurtz. C'era troppo Conrad per non insospettirsi.
Oddio, proprio nessuno no.
Jacopo Fo sapeva tutto già da mercoledì.

Moriero, il ritorno dello sciuscià

Quelli che dribblano sono fatti così.
«Io mi fidavo solo dei miei piedi. Non avevo un pensiero tattico».
Finché non vengono costretti a scoprire un altro mondo.
«Psicologia, alimentazione, il 4-2-3-1: da calciatore non ci badavo».
Francesco Moriero, da calciatore, era quello dei gol in rovesciata al Neuchatel e al Paraguay. Oggi è la fantasia che si prende la rivincita sulla panchina del Frosinone, primo posto in serie B, dopo aver già vinto la Lega Pro con il Crotone l' anno scorso. «Nel calcio ancora credono che i migliori allenatori siano ex mediani e difensori». Pazienza se Maradona fatica con l'Argentina, Zola è penultimo a Londra e Donadoni traballa a Napoli. Almeno lui vince.
Lo chiamavano Zé Moriero, lo sciuscià dell'Inter che lustrava le scarpe a Recoba e Ronaldo.
«Quel gesto non l'ho inventato per tv e fotografi. Significava: sì, dribblo, ma sono al servizio della squadra. Sento ancora Zamorano, ogni tanto il presidente Moratti, Branca mi risponde e non mi risponde. E Ronaldo, prima o poi, lo acchiappo».

venerdì 2 ottobre 2009

In difesa della coppola



Si capisce cosa intendeva dire Di Pietro. Non si capisce invece perché la coppola, per definizione, sarebbe a mo' di mafioso.

La libertà di chiedere conto

C'è qualcosa di laterale al dibattito sulla libertà d'espressione e sulla "serenità di stampa" che fin qui non era stato detto con la chiarezza messa oggi in campo da Roberto Saviano. Sdrucciolevole sul terreno dello stile, ma lucida nella sostanza, la riflessione tiene insieme berlusconismo e brunettismo, rispettivamente sorriso e ghigno di una medesima ideologia, se di ideologia è possibile parlare:
Il paese sta diventando cattivo. Il nemico è chi ti è a fianco, chi riesce a realizzarsi: qualunque forma di piccola carriera, minimo successo, persino un lavoro stabile, crea invidia. E questo perché quelli che erano diritti sono stati ridotti quasi sempre a privilegi. E' di questo, di una realtà così priva di prospettive da generare un clima incarognito di conflittualità che dovremmo chiedere conto: non solo a chi governa ma a tutta la nostra classe politica. Però se qualsiasi voce che disturba la versione ufficiale per cui va tutto bene, non può alzarsi che a proprio rischio e pericolo, che garanzie abbiamo di poter mai affrontare i problemi veri dell'Italia?