venerdì 25 maggio 2012

L'ultima notte da culè

Preferisco così. Non ho detto di no: ho detto così. Se uno se ne va, non lo fa per mettersi ad aspettare di tornare. Me voy. L'avevo detto, stasera lo faccio. Se vinciamo la Coppa del re, chissà i ragazzi che fanno. Mica possono sempre gettarmi in aria. Prima o poi mi scappa il portafogli dalla tasca e non lo trovo più. Lo prende qualcuno, infila il mio documento in tasca e diventa me stesso. Ma forse è proprio quello che voglio. Essere un altro. E' questo che voglio? Oppure voglio che un altro sia me? Che un altro prenda il posto mio. Preferisco così. Forse.

Tutti vorrebbero essere me. Ma si impara anche ad essere se stessi. Tutti vogliono ripetere il mio lavoro. Facile così. I rivoluzionari sono più formalisti dei conservatori. Facile copiare il modello che vince, il bello è inventarne uno nuovo. Se tutte le note volessero essere il "la", non ci sarebbe la musica. E invece. Quando ho più idee degli altri, io do agli altri queste idee, sempre che loro le accettino. Questo significa comandare. Essere un leader. Essere il leader. Ma io non voglio comandare. Io voglio guardare il mondo. Io voglio sentire il rumore del mondo, non mi interessa il rumore dei nemici. E chi vuole guardare bene il mondo, deve tenersi alla distanza necessaria. Serve la fantasia. Serve la gioia. Serve l'immaginazione. Il punto vero è un altro. Il punto vero è che un individuo anche mezzo scemo, ma che sia accorto, cauto, prudente, modesto, comune, ordinario, un uomo così assapora spesso il piacere di avere la meglio sugli uomini di immaginazione. Perciò adesso vado. Perciò devo. Ci vuole coraggio a farlo ora, a farlo qui. Quella specie di coraggio ridicolo che si chiama rassegnazione. Sarebbe bello ch'io stasera in campo facessi qualcosa di diverso. Di definitivo. Sarebbe bello che a cinque minuti dalla fine della mia ultima partita andassi via, un po' in anticipo, lasciando la panchina a Tito, al mio amico che verrà dopo di me.
Perché di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma non posso sapere nulla neppure io stesso. Una delle poche cose che so di me è che ho vissuto come dentro un romanzo, che non smetterò e che pure altrove, via da Barcellona, mi chiameranno Pep Guardiola.


pensieri e parole attribuiti a Guardiola sono liberamente tratti da: Bartleby lo scrivano (Melville), Il cavaliere inesistente (Calvino), Il barone rampante (Calvino), La certosa di Parma (Stendhal), Piccolo mondo moderno (Fogazzaro), Uno nessuno centomila (Pirandello)

Altri addii
Bassolino - L'ultima notte del governatore (28 marzo 2010)
Zapatero - L'ultima noche del presidente (20 novembre 2011)

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