martedì 27 marzo 2012

Le parole di Pino Daniele

C'è stato un Pino Daniele fra il 1977 e il 1981. Il Pino Daniele di Terra mia, l'album da noi chiamato  "il disco che lui si fa la barba", poi quello di Nero a Metà e di Vai Mò.
Poi ce n'è stato un altro, di Pino Daniele, via via più distante dall'autore che in tanti abbiamo amato.
Qui ci sono le nuvole dei suoi testi a confronto. Per capire. Con le parole da lui più usate: una con quelle del periodo 1977-1981; l'altra con quelle dal 2004 in poi.
Molto-molto-molto indicative (a parte qualche piccola impurità).

venerdì 23 marzo 2012

Pino, Enzo e Joe

Le cinque cose imparate dai tre dischi di artisti napoletani usciti più o meno contemporaneamente
La Grande Madre (Pino Daniele) Black Tarantella (Enzo Avitabile), Respiro (Joe Barbieri).

martedì 20 marzo 2012

Di nuovo a casa

Il disco più bello uscito a marzo si chiama Home Again. E' di Michael Kiwanuka, 24 anni, figlio di rifugiati ugandesi in Inghilterra. Lui ha cominciato come supporter di Adele. E' al suo disco d'esordio, dove ha messo insieme anche un po' di cose cantate in concerto finora. C'è tanta anima dentro. E il disco comincia con questa piccola perla qui. Conservati bene, ragazzo.

mercoledì 14 marzo 2012

Il social Umbertwork

Io me la vedo la scena.
Lui sta lavorando al nuovo disco. Perché lui non dice album o cd, lui dice disco. Lui sta lì che scrive, incide, arrangia e arrivano quelli della casa discografica che gli fanno: 'A Umbe' te devi  fà Tuiìte. Se sono romani dicono così. Se invece sono milanesi gli sparano: Uelà Umberto: l'è l'ora che ti apri un profilo.
Lui si fa spiegare un po' meglio di che si tratta, ascolta e alla fine si convince.
Ci siamo.
Lui, Umberto Tozzi, allora va su Twitter.

Con un piccolo moto di sprezzo

Un divano al giorno
Susanna se ne andò, stringendosi nelle spalle, con un piccolo moto di sprezzo. Isolina si era buttata sul divano di cretonne giallina, a fiori rossi, molto duro, dalla spalliera diritta: guardava distrattamente il salotto.
[Matilde Serao, La virtù di Checchina, 1906]

L'anatra di Raffaele La Capria

Oggi Raffaele La Capria sul Corriere dice la sua sulla polemica di questi giorni a proposito di buona-cattiva letteratura, buoni-cattivi lettori. E lo fa mettendo al centro uno degli elementi chiave. Il gusto. Svela il suo:
Esprimo solo i gusti personali di chi preferisce lo "stile dell'anatra"; che nuota leggera in superficie, ma che ottiene questa leggerezza faticando assiduamente sott'acqua con le zampette palmate. Un lavoro e una fatica che non si vedono, che lo scrittore non deve fare mai apparire.

lunedì 12 marzo 2012

Russando come un contrabbasso

un divano al giorno / 1

"Via via che si arrivava a una stazione, il signor Clodoveo si affannava a far la sua brava lezione peggio del professor Muscolo, finché a forza di sentire spiegazioni mi sono addormentato profondamente. Quando mi sono destato, ho visto nel divano difaccia il signor Clodoveo che dormiva, russando come un contrabbasso".
[Vamba, Il giornalino di Gian Burrasca, 1911]

No, compulsare no

Il calcio beat di Kerouac


Oggi Jack Kerouac avrebbe compiuto 90 anni, lui che aveva giocato a football, e che amava il calcio.

Eppure a volte Tangeri era indescrivibilmente noiosa, senza vibrazioni, allora camminavo per due o tre chilometri sulla spiaggia tra i vecchi pescatori che tiravano ritmicamente le reti lì sulla battigia divisi in gruppi canori, accompagnandosi con una vecchia canzone, lasciando i pesci a dibattersi sulla spiaggia, e qualche volta guardavo le eccezionali partite di calcio sulla sabbia di matti ragazzini arabi alcuni dei quali segnavano gol con colpi di testa all'indietro applauditi da un gruppo di bambini. 
(da L'ultimo vagabondo americano)

venerdì 9 marzo 2012

L'ultima finzione di Borges: "Chi è più grande tra Messi e Maradona"

Professor Jorge Luis Borges, ha visto di cosa parlano i giornali in tutta Argentina? 
“E’ da un pezzo che non leggo più giornali. Di che si tratta?”. 
Si chiedono se Messi sia più grande di Maradona. 
“Giovanotto, lei ha davvero fatto questo lungo viaggio per chiedermi questo?”. 
Volevo chiederle chi dei due preferisce. 
“Non mi interessa saperlo. Anzi, io credo che nessuno dovrebbe indagare dentro di sé per sapere se preferisce Messi o Maradona”. 
Perché dice così? 
“Perché la gloria è una forma di incomprensione, forse la peggiore. Dunque stiamo parlando di due incompresi. Si può scegliere un migliore fra due incompresi?”. 
Possiamo almeno parlare un po’ di calcio? 
“Il calcio mi pare una sublime forma di noia”. 
Non le piace? 
“Mi piaceva giocarlo. Però lo detesto. Voglio dirlo meglio: lo detesto perché mi piaceva giocarlo. Non so se mi segue”. 
Ci provo. 
“Il calcio è un gioco brutale che non richiede alcun coraggio speciale. Nessuno si gioca la vita. Credo che a nessuno interessi veramente il calcio”. 
Professore, il calcio è lo sport più popolare del mondo. 
“Il calcio è popolare perché la stupidità è sempre popolare”. 
E’ così che spiega gli stadi pieni? Con la stupidità? 
“Ah, ma la gente allo stadio non va mica per il calcio. Alla gente interessa solo che vinca quello o quell'altro. Non ho mai sentito qualcuno dire: sono tifoso del San Lorenzo, ma come sono contento che abbia vinto il Boca”.
Lei non ha mai avuto una squadra per cui fare il tifo? 
“Da bambino me lo chiedevano sempre. Io rispondevo che di calcio non sapevo nulla. Allora gli amici ribattevano che poiché eravamo di quel barrio là, dovevo dire che tifavo per il San Lorenzo”. 
Lei tifava per la squadra di Lavezzi? 
“Piano piano scoprii che il San Lorenzo non vinceva mai. Allora un giorno lo dissi ai miei amici, risposero che non c’entrava niente, che il fatto di vincere o perdere era secondario, e in questo avevano ragione. Dissero che potevo tifare per il San Lorenzo perché era una squadra scientifica”. 
In che senso scientifica? 
"Che non sapeva vincere. Ma che lo faceva meglio di tutti”. 
Professore, lei è morto il 14 giugno del 1986. 
“Giovanotto, lei è pedante. Conosce solo cose ovvie”.

mercoledì 7 marzo 2012

Le parole del boss

Il Wordle di Wrecking Ball. Le parole più usate nell'ultimo disco di Bruce Springsteen.

Cosa vediamo in Springsteen quando ascoltiamo Springsteen

E' uscito ieri Wrecking Ball, il 17esimo disco in studio di Bruce Springsteen. Cos'è e cosa non è.


Per il Foglio, Bruce Springsteen canta la disillusione verso Obama
Probabile che l’America confermi Barack Obama alla Casa Bianca, pur amandolo di meno (ma forse fidandosi di più). Nel suo disco il Boss amplifica il sentimento di disillusione che va sottobraccio a un’ammissione di necessità: in una situazione così, passi pure che le leve del comando restino in quelle mani, sebbene meno miracolistiche di quanto s’era sperato. Il voto col naso turato, che Springsteeen lascia intravedere, sottolinea come la pulizia delle sacre stanze sia stata più superficiale dell’annunciato, che i grandi poteri siano tutti ancora lì arroccati ad accumulare.

Le regole della lettura

- Pa'.
- Mmm.
- Ti devo chiedere una cosa.
- Sì, chiedimela, ma stai leggendo distraendoti troppo. Continuamente.
- Pa'. Se io sono a pagina 23 e devo arrivare a 79 quante me ne mancano ancora?
- Dai che lo sai. Devi fare la sottrazione.
- 79 meno 23?
- Eh sì.

Per dirne una

Era un ambasciatore Unicef quando successe quello che successe. L'aveva detto, Maradona, che non voleva essere un modello, che lui era soltanto un calciatore, che i modelli per i ragazzi devono essere i loro padri. 
Oggi credo allora che a Maradona piacerebbe molto quel che ha detto Federer alla vigilia del torneo di Indian Wells.
"Essere un modello è bello, ricordo bene quanto sono stati importanti da bambino Stefan Edberg e Michael Jordan. Anche se qualche volta vorresti fare qualcosa che la gente non possa vedere, come gettare un sasso in uno stagno, per dirne una".

lunedì 5 marzo 2012

Il senso di Dalla per la pelle

Il sogno di questo blog è diventare un'opera collettiva. Per un po' c'è stato il contributo di Panchester, sarebbe bello avere le recensioni letterarie di Petulia (gliela butto lì), e finalmente torna Buildo. L'autorevole Buildo.

C’era un tempo in cui Ottantacento non si faceva chiamare così. Il tempo in cui Andreotti decideva tutto su giornali e giornalisti. Beato chi lo conosceva. Quando Ottantacento non si faceva chiamare così, un giorno parlammo di Dalla e dei tòpoi presenti nei suoi pezzi. La parola tòpoi la usò lui (Ottantacento non era ancora Ottantacento ma un ragazzo già molto preparato). Il tòpos luna e il tòpos stelle vennero facili. Poi saltò fuori la pelle. Non so a lui, a me la pelle stava a cuore. Ma assai. Oltre che la profondità interiore e una buona disposizione all’igiene intima, nelle donne ho sempre cercato la qualità della pelle. Perciò mi piaceva che Dalla se ne occupasse. Prima di Venditti, prima che Venditti piazzasse il brevetto e che nella canzone italiana i diritti sulla pelle diventassero suoi.

venerdì 2 marzo 2012

Lucio Dalla: pensiero, parola ed essere


[le parole più usate nelle sue canzoni]

giovedì 1 marzo 2012

Lucio Dalla da questa parte del mondo


Lucio Dalla aveva dedicato a Napoli uno dei suoi pezzi più famosi, Caruso. Un omaggio così riuscito da rappresentare un esempio di agnizione della napoletanità, come ha scritto Francesco Durante nel suo recente I napoletani e come si disse qui un paio di mesi fa.
Ma il rapporto fra Lucio Dalla e Napoli non era soltanto fatto di catene che scioglie 'o sangue dint''e vvene. Nel suo ultimo disco, tre anni fa, c'erano il dolore e la vergogna per i rifiuti (la canzone si chiamava Fiuto, cantata in coppia con Servillo), e pareva persino di leggerci dentro il canto d'addio al bassolinismo della città. Era nei versi Maramao sei vivo o morto, la monnezza t'ha sepolto, l'insalata c'era anche lì nel porto, Maramao perché ti han storto. La canzone più riuscita di quel disco, Broadway, si chiudeva con un verso in napoletano, Stateve ccà, cioè State qui, una specie di Resta cu' mme meno privata, più urban, in questi anni di nuova emigrazione dal sud, coi trolley e i tablet al posto delle valigie di cartone.