giovedì 26 aprile 2012

Il campione innamorato

Quando il rugbista gallese Gareth Thomas lo disse ai suoi compagni di squadra, erano seduti al pub con un boccale di birra in mano. Tre anni prima lui si era separato dalla moglie. Prese fiato, mormorò "amici sono gay", poi rimase ad aspettare che gli cadesse il mondo sulla testa. Stephen e Martyn invece si tolsero la schiuma dalle labbra col dorso della mano e risposero: «Ma perché non ce l' hai detto prima?». Caspita, davvero. Ma perché? Perché lo sport è il giardino del machismo, da sempre, sin dai tempi della sferomachia dei Greci. Il calcio ancora di più, e l' Italia batte tutti. Almeno finora. Fino a queste parole qui: «Ognuno viva se stesso e i propri desideri, i propri sentimenti nella maniera più libera possibile. Perché rovinare tutto con la paura, che rende prigioniero di te stesso? La sessualità fa parte della libertà di cui godiamo a questo mondo». È la spallata che dà al suo mondo Cesare Prandelli, commissario tecnico della nazionale italiana. «Dai primi calci al pallone in parrocchia a oggi non riesco a quantificare le persone che ho incontrato, e mai mi sono posto il problema di come venisse vissuta la loro sessualità».

martedì 24 aprile 2012

Il tariffario buffo di un recensore

Cento dollari per il tuo primo libro.
Cento dollari se hai meno di 25 anni.
Settantacinque dollari se usi ancora la foto del tuo promettente debutto.
New Yorker pubblica il buffo tariffario del recensore, così si colgono e si smascherano i tic letterari di cui non ne possono più nell'editoria Usa. Tipo: le parole Sogno, Amore e America nel titolo; le tetralogie; i titoli di due parole in cui la prima è un gerundio; i libri che contengono una mappa o un albero genealogico.
È tutto qui

lunedì 23 aprile 2012

Il genio, tre anni e mezzo dopo

Tre anni e mezzo fa, ddiomio quanto siete vecchi, uscì questo genio che si chiamava Akinator. Panchester e Danilla, all'epoca, si divertirono.
Si pensa a un personaggio, il genio lo deve indovinare facendo 20 domande. Se non ci riesce, ne ha altre 20. E via così.
Ovviamente per batterlo bisogna pensare un nome che sia abbastanza originale.
In una pagina dedicata a robot e intelligenze artificiali, domenica ne ha riparlato La Lettura.
Mi ha incuriosito la notizia che il genio riesce ormai a vincere anche con personaggi nuovi.
Tipo? Tipo il comandante Schettino.
Caspita.

sabato 21 aprile 2012

L'uomo che aveva segnato più di Pelé

Giocavo a pallone senza scarpe, a casa non potevano comprarne. Non ce le potevamo permettere. Papà era morto che avevo 8 anni, anche lui faceva il calciatore. E' per questo che sono nato a Vienna, ci eravamo trasferiti lì con lui, entrai nelle giovanili dell'Hertha perché era stata la sua squadra. Era andato in guerra, era tornato senza ferite e invece morì che aveva 30 anni, a guerra finita rifiutò di operarsi a un rene. Mia madre allora si mise a lavorare nelle cucine dei ristoranti, ci mantenevamo così.

venerdì 20 aprile 2012

Finché la barba va

I primi 15 presidenti della storia degli Stati Uniti d'America avevano tutti la barba. E ce l'avevano ancora appena cent'anni fa due dei 4 candidati. Poi è successo qualcosa. La barba in politica non si porta più. Gli americani hanno dato una sforbiciata allo splendore di una volta, quando tutti quei peli fra le guance e il mento erano un segno di influenza. Uno status. Se volevi una nomination per i repubblicani era necessaria quanto oggi un feticcio di Reagan. Così scrive Slate, che ha indagato un po' sul tema. Giungendo alla conclusione che questa decadenza si deve un po' all'avvento di Gillette nel 1903, un po' all'arrivo delle maschere anti gas che nell'esercito spinsero a fare piazza pulita delle barbe, un po' al fatto che nel secolo scorso la barba faceva molto Karl Marx, ce l'avevano gli hippy e i comunisti.
Poi bisognerebbe ragionare dell'Italia. Nessun presidente della Repubblica s'è mai fatto crescere la barba, che evidentemente non s'addice al Quirinale: al massimo abbiamo avuto i baffi di De Nicola e di Einaudi, e quelli sottili sottili di Leone. Alla presidenza del consiglio, invece, baffoni barbe e pizzetti erano la norma durante gli anni del Regno, almeno fino alla ventisettesima legislatura, quella di Benito Mussolini. Ma dopo la dittatura la peluria ha perso il potere, il potere è diventato glabro, con le sole eccezioni di Giovanni Goria e dei baffi di Massimo D'Alema.
Poi un altro giorno bisognerà parlare dei capelli. Dei capelli e del dolore.

venerdì 6 aprile 2012

Folila vuol dire musica

Amadou & Mariam sono marito e moglie, vengono dal Mali, si conobbero in una scuola per bambini non vedenti e da allora fanno musica insieme. Sono quelli dell'inno per i mondiali di calcio in Germania, quelli che hanno cantato con Jovanotti. Ora arrivano con un nuovo disco, il titolo è Folila. Che sembra due dischi fusi insieme.  Una parte composta da duetti, o visto che già loro sono due bisognerebbe dire di trietti, quartetti, comunque collaborazioni con musicisti di qua e di là. Quelli che parlano bene direbbero che è crossover. Poi c'è una parte più intima, più propriamente loro, più puramente Mali. Verso la fine del disco. Ed è forse la parte più bella.