mercoledì 11 febbraio 2015

A proposito di Siani e Pino Daniele

Quante sono le Napoli possibili. 
Veniva da chiederselo un mese fa quando morì Pino Daniele, lutto generazionale come pochi, ma anche trasversale alle cosiddette due città, tanto per restare dentro il canone delle definizioni antropologico-letterarie (cfr. Domenico Rea, Raffaele La Capria), e lutto trasversale forse perfino più di quello collettivo per Troisi.
Quante sono le Napoli possibili dentro le forme artistiche, della scrittura, della recitazione, della musica, veniva da chiedersi di nuovo ieri sera mentre sul palco del festival di Sanremo si esibiva Alessandro Siani, spaccando il pubblico: chi rideva in teatro e chi a casa trovava le sue battute già sentite, molto sentite; senza qui entrare nel merito della loro scorrettezza e della loro opportunità, giacché dovremmo altrimenti discutere sugli eventuali limiti che la comicità deve o non deve darsi, sulla volgarità e/o sulla banalità. Non è il caso. Il punto adesso è un altro.



Quante sono le Napoli possibili e quali sono. Che panni vestono. Cosa hanno in comune e cosa no. 
Nel tentativo di sistemare su un diagramma tutte le facce dell'arte di Napoli, bisognerà partire dall'individuazione delle coordinate.
Una prima voce è sicuramente il rapporto con il passato, il confronto che ciascun artista o letterato intrattiene nel suo campo con il corpo delle opere che lo hanno preceduto. Perciò sistemando la voce "tradizione" a un'estremità del campo, alla sua parte opposta fisseremo "innovazione". Risolto così il piano diacronico, definiremo quello sincronico considerando la relazione che ogni attore, regista o cantante ha con il carattere della città, o meglio con i caratteri: sarà meglio usare il plurale anche qui. Con i caratteri oppure, meglio ancora, con quei tratti attraverso cui la città si rappresenta. E qui la scelta cade sulla categoria della "simpatia", così tanto appiccicata ai napoletani dall'esterno per luogocomunismo, ma anche così tanto perseguita dall'interno, per auto-imposizione. Il controcanto sarà allora la "malinconia".
Ovviamente, nel collocare i nomi sulla mappa non si terrà conto del carattere delle singole persone, ma del carattere delle loro opere. Per chiarire: non si dice che è simpatico Tizio, ma che nel suo lavoro l'ostentazione della "simpatia", di una simpatia molto napoletanamente connotata, ha un ruolo più o meno rilevante. All'opposto non sarà meno simpatico (o più malinconico) Caio, qui importa casomai stabilire che nella sua arte non si è mai molto preoccupato di coltivare il culto dell'allegria forzata per mostrarsi come napoletano.
Insomma, il mio grafico personale è questo. Ma potrebbe arricchirsi all'infinito.

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