mercoledì 13 gennaio 2016

La sfiducia di Ballardini

UNO non se lo immagina Davide Ballardini da Ravenna fare la voce grossa e gridare alla sua ciurma che «la paura è la mia arma migliore», come il capitano Bligh, il tiranno del Bounty. Figlio dell'intensità di Sacchi, timido e miope com'è, sembra comunque un tipo consegnato alla mitezza. I nonni coltivavano barbabietole e frutta, gli hanno trasmesso l'amore per i campi e gli hanno insegnato a guidare il trattore. In pochi hanno sentito da lui una parola fuori posto. Eppure, gli tocca incontrare il suo nemico Marlon Brando sotto le sembianze di Stefano Sorrentino. Il capo degli ammutinati va in tv e lì lo scarica, senza neppure lasciargli compagni sulla scialuppa: «Non ci ha parlato né prima né dopo la gara». Esonerato dalla squadra, dopo il gol di Vázquez e una vittoria. Zamparini preferisce una versione più aulica: «Ballardini si è auto-esonerato facendo il muto».
A dirla tutta, Zamparini in genere non perdona neppure quelli che parlano. Già dopo la partita di mercoledì con la Fiorentina, pareva aver deciso. Chiama Ballardini e gli dice che è finita; chiama Iachini e si sente rispondere che lui non torna; allora richiama Ballardini e senza scatto alla risposta gli ridà la panchina. Per forza che poi si perde il conto degli esonerati a Palermo. Stavolta almeno è tutto più chiaro. Dopo un pranzo nella villa seicentesca di Vergiate, ieri pomeriggio emerge un quadro nuovo. Zamparini estrae dal cilindro l'allenatore argentino Guillermo Barros Schelotto, 42 anni, reduce da un triennio a Lanús, e gli affianca Viviani, l'ex vice di Iachini; poi annuncia il rinnovo del contratto a Sorrentino. «Ma ci tengo a mantenere un buon rapporto con Ballardini». Perché da Palermo si va via ma non si sa mai.
Poveri allenatori, finanche la giurisprudenza del calcio sostiene la tesi che si possa fare senza. Nel '99 l'Andria presentò ricorso quando il suo Rumignani dovette lasciare il campo a Terni, colpito alla testa da una moneta. Il giudice lo rigettò, giudicando sufficiente l'autogestione della squadra. Scegliendo di restare sul Bounty e mollando il tecnico, Zamparini si regala una dimensione internazionale: replica né più né meno quanto fatto da Abramovic e Florentino Perez. Anche Mourinho e Benítez sono saltati per uno spogliatoio ostile. Alla prima senza José, il Chelsea segna 3 reti al Sunderland e da allora non ha perso più. Il Real va oltre: 5 gol contro il Deportivo, come 5 erano quelli contro Rafa (Ronaldo, Ramos, James, Benzema e Isco). La squadra "che ti gioca contro" è un grande classico nella mitologia del pallone. Ogni tanto il mito si fa evidenza. Ai Mondiali 2010 in Sudafrica, la Francia si sollevò contro il ct Domenech facendo suo il grido di battaglia di Anelka, rivelato a tutta pagina da L'Équipe: «Va te faire enculer!». Certi meccanismi al Chelsea s'erano già messi in moto quattro anni fa sulla pelle di Villas-Boas: scivolati in panchina, Drogba e gli altri senatori prepararono la congiura. Quello salta dopo una sconfitta a Napoli e loro vanno a vincere la Champions. Proprio a Napoli, dopo il primo scudetto, sotto la doccia la squadra cantò a Bianchi "te ne vai o no, te ne vai sì o no". L'anno dopo, a scudetto perso, firmeranno una lettera aperta per sfiduciarlo.
E comunque, buono a sapersi, alla prima di New York la folla fischiò Marlon Brando.

(la Repubblica, 12 gennaio 2016)

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