venerdì 12 febbraio 2016

Il fenomeno delle cover

Nek a Sanremo 2015
Sanremo 2015 ha offerto la spinta a crederci. La versione di Se telefonando con cui Nek vinse la terza serata è rimasta in classifica su iTunes fino all'estate successiva. Più a lungo dei brani in concorso. Se molti ragazzi italiani hanno creduto che Meraviglioso fosse un pezzo dei Negramaro, amandolo e cantandolo, allora si può provare: andiamo a vedere dove conduce questa via. In fondo è un ritorno a un genere che appartiene alla storia della canzone italiana. Parte da Personalità di Celentano, passa dagli album doppi di Mina e finisce con la ripresa attraverso i talent.

«Con un mercato tanto ingeneroso, oggi si può rischiare su un numero inferiore di prodotti. La realtà non sempre rispecchia quello che noi a Sanremo pensiamo possa accadere. Il nostro mondo è cambiato totalmente », ragiona Caterina Caselli, produttrice con l'etichetta Sugar; la donna che ha lanciato Bocelli, Elisa, Malika Ayane. «Noi siamo passati dal lancio di dieci- dodici album l'anno a un processo di produzione che passa a volte attraverso singoli o EP». Cinquant'anni fa incideva Nessuno mi può giudicare ma pure È la pioggia che va, riadattamento di Remember in the rain di Bob Lind. Al festival i suoi Caccamo&Iurato hanno riletto Pino Daniele, mentre in scuderia si affaccia il talento di Michael Leonardi.

«Negli anni 60 le balere erano luoghi in cui si dava la possibilità di emergere attraverso un repertorio già pronto. Era l'approccio più facile allo spettacolo. Ma erano tempi di canzoni – continua Caterina Caselli - che vorrei definire analogiche, non si doveva cioè comporre con la velocità e la ripetitività attuale: con l'eccezione forse di Azzurro, partorita in venti minuti. I nostri erano adattamenti in italiano di pezzi stranieri. Le cover di oggi hanno in più il compito di evocare il nostro patrimonio passato, un patrimonio sentimentale, che è una funzione tipica della musica. Per intenderci: io posso ascoltare mille volte un pezzo di Tony Dallara e ricorderò sempre il profumo della bottega del fornaio davanti alla quale passavo in quei giorni là».
Sul binario delle cover corrono da tempo le fortune delle tribute band, musicisti che si specializzano nel repertorio di un solo artista. I talent hanno rimesso il fenomeno al centro di una scena commercialmente assai cambiata con l'avvento del baby cliente. Su otto puntate di X Factor, solo una è dedicata agli inediti. Un meccanismo che finisce spesso per trasformare i ragazzi in interpreti di ottima qualità, ma in alcuni casi con esiti esili al momento del debutto discografico. Luca Barbarossa, 54 anni, vinse Castrocaro quando ne aveva venti con un pezzo suo, Roma spogliata, e poi Sanremo '92 con Portami a ballare. Da sei anni è conduttore di Radio 2 Social club, programma in cui le cover sono più di un esperimento. «Un giorno ero in macchina con i miei figli e i loro amici, una radio passò Emozioni di Battisti. Vorrei saper descrivere quelle facce. Mi chiesero chi fosse. Ecco, noi diamo per scontato che certe cose siano conosciute da tutti. Non è così. Pensare poi che rivisitare sia semplice è un errore. Bisogna essere rispettosi ma originali. Personalmente scelgo canzoni che avrei voluto scrivere io».
Gaetano Curreri e gli Stadio hanno reso omaggio ieri sera a Lucio Dalla, faro dei loro esordi. «Esercitarsi con una cover deve essere come andare in palestra. Consente di confrontarsi con melodie a cui forse non saresti arrivato per conto tuo. La musica è ricerca continua». E se a diciott'anni ti viene voglia di scaricare Se telefonando, lo fai. Poi chiedi chi è questo Morricone.

(la Repubblica, 12 febbraio 2016)

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